Usare Android senza app Google – parte 3

È passato un bel po’ di tempo da quando ho pubblicato la seconda parte di questa serie di post. Da allora sono cambiate, come sempre nel mondo della tecnologia, moltissime cose, perciò ho ritenuto fosse il caso di pubblicare un post di aggiornamento.

Addio CyanogenMOD, benvenuta LineageOS.

Una delle novità di maggiore rilevanza è sicuramente la fine del progetto CyanogenMOD e la sua migrazione a LineageOS, dovuta a problemi legali relativi al marchio e alla proprietà dell’intera infrastruttura alla quale il progetto si appoggiava (qui per i dettagli). Il nuovo progetto è completamente sostenuto e alimentato dalla community, con server ed infrastrutture gestite da essa. Lo sviluppo procede, se possibile, ancora più spedito di prima e, per l’utente, l’unico effetto della migrazione è il cambio del nome e della schermata di avvio del proprio dispositivo.
LineageOS Logo
Poche settimane fa sono state rilasciate le prime build della versione 15.1, basata su Android Oreo 8.1.0.

La delusione OpenmailBox.

La scorsa estate quello che era il servizio consigliato nella guida, OpenmailBox, ha effettuato un aggiornamento totale sia del software utilizzato, sia della tariffazione e dei termini di utilizzo;

al posto dei collaudati e perfettamente funzionanti Roundcube (posta elettronica e contatti) e ownCloud (spazio di archiviazione online), è stato adottato un software scritto da zero dai fornitori del servizio. Questo software, oltre a non fornire tutte le opzioni e le caratteristiche di quelli precedenti, ha anche reso non funzionanti tutte le applicazioni ed i programmi che dialogavano con OpenmailBox da computer o smartphone tramite protocollo webdav. Inoltre, poiché la connettività tramite protocollo IMAP è stata rimossa dai piani gratuiti e legata al piano a pagamento, i client configurati per scaricare e gestire la posta elettronica tramite questo protocollo hanno cessato di funzionare.

Fino a qui potrebbe non esserci nulla di male.
Si potrebbe discutere riguardo l’utilità di abbandonare applicativi collaudati e ben supportati, andando a sobbarcarsi l’onere dello sviluppo di una soluzione prodotta in proprio, ma si potrebbe anche accettarlo senza discutere.
D’altronde, ciascuno è libero di farsi del male come preferisce.

Il vero problema sta nel modo in cui è stata gestita tutta la faccenda.
Da diverso tempo si sapeva che il team di OpenmailBox stava lavorando ad un nuovo software di gestione dei servizi, ma non era mai stata comunicata una data di switch alla nuova piattaforma. Senonché gli utenti (compreso il sottoscritto), si sono trovati da un giorno all’altro a non avere più accesso alla propria casella email e ai propri file archiviati in cloud e sono rimasti in tale situazione per quasi una settimana, ricevendo solo sporadici e approssimativi aggiornamenti sulla migrazione dall’account Twitter di OpenmailBox. Inutile dire che molte delle email ricevute durante il processo di “update” sono andate perse.
Una volta terminata la migrazione abbiamo scoperto i nuovi piani di tariffazione e che chi aveva acquistato spazio di archiviazione aggiuntivo era stato retrocesso all’account standard, senza accesso IMAP e con meno spazio di prima. Decisamente non il massimo, tanto che molti utenti si sono lamentati ed hanno abbandonato OpenmailBox, nonostante l’azienda abbia concesso a tutti i vecchi utenti un mese di abbonamento “premium” per poter migrare i propri dati (sperando forse di rimediare alla figuraccia fatta).
Per fortuna ho imparato a fare il backup dei miei dati e sono riuscito a non perdere nulla, ma mi sono dovuto sbrigare a trovare un provider alternativo, individuato in Posteo: al costo base di 1€ al mese si hanno 2Gb di spazio per la posta, l’accesso IMAP e CalDAV/CardDav per calendario e contatti, la possibilità di attivare l’accesso a due fattori e la crittografia di tutto il contenuto della propria casella e molto altro. Per l’archiviazione cloud ho invece scelto l’italiano XT3, che offre 10Gb di spazio su piattaforma NextCloud (fork di ownCloud) e si mantiene grazie alle donazioni degli utenti.

Cosa cambia in pratica?

Sostanzialmente non ci sono grosse differenze nella configurazione dei servizi: Posteo è perfettamente supportato da DAVdroid e da K-9Mail e le procedure di settaggio non cambiano, basta inserire le credenziali ed i parametri facilmente reperibili sul sito.

  • Posta elettronica

    • Server in uscita: posteo.de

    • Porta: 465

    • Nome utente e password: indirizzo email completo (nomeutente@posteo.net)

    • Server in entrata: posteo.de

    • Porta: 993 (IMAP), 995 (POP3)

    • Nome utente e password: indirizzo email completo (nomeutente@posteo.net)

  • Contatti e Calendario (usando DAVdroid)

    • Indirizzo server: posteo.de:8443

    • Credenziali: prima parte dell’indirizzo e-mail (senza @posteo.net) + password

Poiché NextCloud altro non è che un fork di ownCloud, esso supporta pienamente il protocollo webdav, che ci permette di accedere al nostro archivio online tramite l’applicazione ufficiale (disponibile per PC e per smartphone) e tramite qualsiasi software che supporti lo stesso protocollo, come ad esempio il file manager Dolphin.

La via di mezzo MicroG

Se l’accesso ai servizi Google è per voi indispensabile, magari perché alcune applicazioni non funzionano senza delle porzioni dei Google Play Services, da qualche tempo è in circolazione un progetto open source che offre un ottimo compromesso tra Android+Gapps e LineageOS pura. MicroG è un software libero che permette di accedere ai servizi di Big G senza dover installare il pacchetto di servizi Play sul proprio smartphone.
Parleremo di MicroG e dei modi per installarlo sullo smartphone in un prossimo post.

 

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